L'affido, una scelta d’amore ma anche di grande coraggio, un atto di estrema generosità a cui non corrisponde un contraccambio, né lo si deve chiedere. C’è solo la gioia che deriva dell’accogliere nella propria casa un minore, nella consapevolezza che l’obiettivo ultimo del percorso è il suo rientro nella famiglia di origine che, per i motivi più disparati, non è in grado per un breve o lungo periodo di provvedere a lui o perché ci sono interventi dell’Autorità giudiziaria.
È ciò che è emerso dall’incontro sul tema dell’affido organizzato ieri pomeriggio al Teatro Garibaldi di Lucera dal Lions Club Lucera, in collaborazione con la Camera Minorile e l’Ordine degli Avvocati di Foggia.
Il pubblico, tra cui erano presenti anche il sindaco di Lucera, Giuseppe Pitta, e il consigliere della Regione Puglia, Antonio Tutolo, che sono intervenuti per un saluto, ha seguito con interesse per circa due ore l’evento intitolato “L’affido, una scelta d’amore”, denso di interventi che hanno fornito un ampio spettro sull’istituto giuridico che consente a famiglie, coppie o anche a un singolo di accogliere un minore, fornendogli temporaneamente il calore di una casa.
“Siamo felici di essere riusciti ad offrire una serie importante di informazioni e a chiarire alcuni punti fondamentali che caratterizzano l’affido – spiega Amelia Anna Benincaso, presidente del Lions Club - e che lo distinguono dall’adozione, con cui spesso viene confuso, soprattutto in questo periodo in cui si assiste a un grande slancio da parte delle famiglie che vorrebbero ospitare bambini in fuga dalla guerra e non sono, purtroppo, né formate né conoscono tutte le peculiarità dell’affido. Abbiamo portato a Lucera un argomento di grande attualità, dunque, tema di studio nazionale per l’anno sociale 2021-22 e che ritengo gli illustri relatori abbiano esposto in maniera chiara e approfondita”.
Sull’interesse preminente del minore, sul suo diritto a vivere in una famiglia e non in una struttura, sul ruolo della famiglia affidataria, quale ponte tra persona e società, sull’aspetto della temporaneità (due anni rinnovabili solo una volta) e del mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine, non perdendo mai di vista l’obiettivo di un rientro del minore in essa, nonché sulla necessaria rete di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti (servizi sociali, pedagogista, psicologo, Comuni, Autorità giudiziaria, eccetera) che deve avvolgere famiglie e minori si sono concentrati gli interventi degli avvocati Maria Antonella Cutruzzolà, patrocinante presso i Tribunali Ecclesiastici, Massimiliano Arena, specializzato in Diritto di famiglia e minori, Maria Emilia De Martinis, segretario della Camera Minorile di Foggia, e del dottor Salvatore Montorio, pedagogista clinico e di Marco Di Sabato, presidente della Cooperativa Paidos, realtà che opera a Lucera da trent’anni.
Sono oltre 26mila in Italia i minori, tra 0 e 18 anni di età, sottratti alle loro famiglie in difficoltà e circa 12mila sono collocati in comunità. Solo poco più della metà, quindi, è in affido. E di “svolta culturale”, ha parlato De Martinis, che, a proposito dello stato di emergenza che si sta affrontando a causa della guerra in Ucraina, ha chiarito che “pur trattandosi di una situazione che ha sollevato la questione degli affidi temporanei, tuttavia una semplice disponibilità da parte delle famiglie ad accogliere un minore non può essere sufficiente. È necessario strutturare questi affidi temporanei, accompagnare le famiglie sia nella scelta che nel percorso, oltre che predisporne il monitoraggio. I Comuni e i servizi sociali dovrebbero necessariamente strutturarsi nel breve tempo per far fronte questa emergenza, ma contemporaneamente si dovrebbe lavorare ad un percorso per cristallizzare l’affido di bambini e ragazzi che sono in comunità e che invece potrebbero trovarsi in famiglie affidatarie. Oltre al beneficio sociale e affettivo, ciò avrebbe anche un risvolto importante in termini di risparmio economico”.
Di qui la proposta, emersa durante l’incontro, di formare famiglie “professionali”, seguite dalle istituzioni dall’inizio alla fine dell’accoglienza. Mentre di uno sbilanciamento numerico dell’Italia sul piano dell’affido rispetto ad altri Paesi europei hanno parlato Arena e Di Sabato, che hanno sottolineato la tendenza del Meridione a ricorrere molto meno a questa misura, con le autorità che spesso intervengono tardi, puntando ancora poco sulla prevenzione. “L’affido è un gesto di coraggio – ha sottolineato ha detto Di Sabato - perché sai che quel minore che ospiti non avrà il tuo cognome, tornerà nella sua famiglia d’origine o da maggiorenne potrebbe decidere di andare via”. “Eppure – ha concluso Arena - dovrai donagli tutto il tuo affetto, aprirgli la tua casa, comprargli le stesse cose che compri per te stesso. Non diverse, le stesse! Gli darai un letto, dei vestiti, lo iscriverai in piscina, proprio come se fosse tuo figlio o tua figlia, e dovrai uscire dalla tua confort zone”. Per questo l’affido è amore assoluto.
Enza Gagliardi
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11/4/2022 www.luceraweb.eu