Che cosa succede se, oggi, in tempo di Covid, si chiede ai ragazzi di scrivere poesie? In Puglia, a Lucera, in due scuole che hanno aderito al progetto ItaliaEducante condotto dalla Cooperativa Paidòs, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, oltre 250 ragazzi hanno partecipato ad un laboratorio speciale, un laboratorio di poesia.
In questo tempo di profonda dispersione, confusione, distanziamento, in questo tempo che sta allontanando i ragazzi dalla naturale propensione alla condivisione fisica e non solo virtuale, si è parlato loro di poesia, dell’importanza delle parole che ci governano, di meraviglia, di lutto e mancanze, soprattutto.
Tutto il percorso si è svolto attraverso uno schermo, a distanza, ma ha fatto emergere il bisogno degli adolescenti di condividere e descrivere la propria condizione, il proprio ardore, le proprie preoccupazioni, le proprie speranze. Trovare parole adeguate che potessero descrivere i propri stati d’animo, chiamare per nome gli amori e i dolori, le sofferenze di questo tempo, leggere sé stessi nei versi dei grandi poeti.
È stato un esercizio di consapevolezza profonda. Hanno osservato fuori dalle proprie finestre ed hanno raccontato quel che vedevano e sentivano, hanno immaginato di essere “fili d’erba tremanti”, hanno pianto, hanno riso e hanno scritto molto. Ma la parte curiosa del laboratorio è stato chiedere ai fanciulli di stampare le proprie composizioni e di consegnarle fisicamente, lasciandole sotto la porta della persona amata o spedendole all’indirizzo del protagonista della loro missiva.
Ma queste lettere e questi bigliettini, prima di essere consegnati, sono stati letti davanti ai propri compagni, a distanza certo, sulla piattaforma, fra le immagini di squarci di camerette e peluche, ma in uno spazio vicinissimo e pregno di segreti da svelare. Anche questa fase è stata fondamentale: in un tempo in cui i ragazzi fanno fatica a condividere sentimenti e pensieri, aver avuto un momento di narrazione e di ascolto comune è stata esperienza di grande impatto, emotivo e cognitivo.
Molte delle lettere erano indirizzate ai propri genitori, agli amici, ai nonni, agli zii, moltissime erano, invece, dedicate a persone amate, ma morte, moltissime mancanze descritte, sussurrate e urlate chirurgicamente e con parole sapienti.
C’è malinconia, nei loro scritti, ma anche tanta speranza di tornare a vivere la loro età come giusto che sia, fuori dalle mura di casa.
“Dietro la mia finestra vedo gli uccelli che si alzano in volo, il prato pieno di fiori colorati, i bambini tristi dietro le finestre che non posso scendere giù a giocare, il sole che sorge e tramonta dietro quel palazzo grigio che in quegli istanti sembra meraviglioso”, scrive uno di loro.
In due anni di progetto ItaliaEducante, attivo in sette regioni italiane (Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Piemonte, Puglia, Trentino Alto Adige, Veneto), ha raggiunto oltre 6000 ragazzi in più di 55 scuole di primo e secondo grado.
Se il periodo caratterizzato dalla didattica a distanza, imposta a causa della pandemia Covid-19, sta restituendo un quadro di solitudine e malessere per molti di loro, è anche vero che la presenza di educatori, che affiancano il corpo insegnante durante tutto l’anno scolastico, sta donando spazi di decompressione e di rimotivazione fondamentali per i ragazzi, contenendo, così, il peggioramento del trend della dispersione e dell’abbandono scolastici, fenomeni ben illustrati recentemente dal rapporto“Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile” dell’Osservatorio Con i Bambini, promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
5/3/2021 www.huffingtonpost.it