Chi siamo?


L'esperienza sociale Paidòs affonda le radici in una storia ormai ventennale che ha visto alcuni componenti dell'attuale Cooperativa sperimentare le attività di assistenza rivolte ai minori su un territorio come il Comune di Lucera, dimostratosi subito pronto a intervenire in questo settore.

La Cooperativa Paidòs quindi non rappresenta altro che un'evoluzione del percorso intrapreso dai Padri Giuseppini del Murialdo di Lucera e dall'Organizzazione di Volontariato "Famiglia Murialdo" nel campo dell'accoglienza dei minori con problemi socio-affettivi e relazionali.

Il gruppo

Parlare di ogni componente del gruppo è operazione inutile, basti sapere che la nostra equipe è composta da educatori, psicologi, pedagogisti, sociologi, assistenti sociali, ma anche ragionieri e periti industriali, ed altri ancora che al di là dei nomi si trovano riuniti da un unico "sogno": accogliere (il più possibile mostrandosi come una grande famiglia)  tutti quei minori che presentano difficoltà relazionali, economiche, socio-affettive e prevenire il "conclamarsi" di situazioni di devianza contrastando quei processi di crescita che potrebbero portare a situazioni di sofferenza individuale.

Il sogno

Seguendo il tracciato proprio dell'accoglienza murialdina, la Paidòs si propone di farsi carico delle situazioni di "povertà", intesa in tutte le sue accezioni possibili, con una scelta di vita che intende superare i canoni tradizionali di carità e servizio, in favore della condivisione, partecipando alla vicenda dell'altro per assumerne condizioni e problemi.

"Fare il bene ma farlo bene" (Murialdo): è questa la frase che quotidianamente ispira il gruppo Paidòs che ha così deciso di puntare la sua attenzione principalmente al mondo dei minori in difficoltà, cercando di "specializzarsi" nel servizio di accoglienza, perché accogliere significa entrare in una storia di relazioni, vuol dire aprire le porte di casa propria, di certo non "gestire un servizio".

La sfida che comunque il gruppo si propone di affrontare per il futuro sarà quella di puntare buona parte delle proprie risorse in un'attività, collegata inevitabilmente con altri enti, di "prevenzione" del disagio minorile.